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Mohammed M. Amro

Prof. Mohamed Amro Berguniversität Freiberg, Prof. Mohamed Amro Berguniversität Freiberg

Creating Chemistry: La fratturazione idraulica è nata negli Stati Uniti negli anni ’40. Perché è diventata di attualità proprio ora?
Professor Mohammed M. Amro:
oggi è oggetto di grande dibattito perché sempre più persone iniziano ad interessarsi ai temi ambientali. I pregiudizi su questa metodologia tuttavia sono tanti, semplicemente perché la gente è convinta che ci siano tante alternative possibili. In realtà non è così. Il consumo di energia in tutto il mondo continua a crescere, ci aspettiamo un aumento della domanda pari almeno al 3% ogni anno. Molte delle riserve a cui abbiamo sempre attinto cominciano lentamente ad esaurirsi, ed è difficile trovare altre riserve come quelle a cui ci siamo abituati.

Quali sono i rischi legati alla fratturazione idraulica?
Penso che uno dei rischi sia la lunghezza della perforazione orizzontale, a cui si associano problemi di carattere sismico e di contaminazione delle acque. Se limitassimo la lunghezza della perforazione, potremmo ridurre al minimo questo tipo di problemi. Ad esempio, non dovremmo consentire perforazione superiori a due o trecento metri, almeno in questa fase. La lunghezza delle perforazioni orizzontali può essere controllata dalla quantità di fluido di perforazione utilizzato, così da regolare il volume della perforazione stessa. Altra precauzione consiste nell’evitare interventi in regioni a tettonica instabile.

Lei sostiene che la fratturazione può essere sicura anche a profondità comprese fra i 1.000 e i 4.000 metri, dove le falde acquifere sono protette da uno strato di argilla e di rocce salate. Ci spiega il motivo?
Più si scava più in profondità, meglio si riesce a controllare la pressione di perforazione, ovvero si riesce a fratturare il pozzo, o la formazione, con maggiore sicurezza. Dovremmo evitare di raggiungere la roccia di copertura (ovvero la roccia che separa la formazione di gas di scisto dalla falda acquifera). È comunque possibile estrarre il gas dalle riserve che si trovano ad una profondità di 1.000 metri o meno, a condizione che si limiti la lunghezza della perforazione.

Lei ha fatto notare come sia necessario lavorare ancora, per sviluppare prodotti chimici degradabili non tossici che possano essere utilizzati in questo tipo di procedure. Può aiutarci a capire meglio?
Questo è proprio uno dei temi su cui stiamo lavorando di più. In Germania, Regno Unito e Stati Uniti, diverse aziende stanno provando a verificare quali sostanze chimiche possano rappresentare un problema per le falde acquifere. Alcune aziende petrolifere ed altre aziende chimiche hanno fatto grandi passi avanti nello sviluppo di biopolimeri e prodotti a base di amido che possano essere utilizzati a questi scopi. Anche noi stiamo cercando di sostituire il biocida presente nel fluido per la fratturazione idraulica (usato per eliminare i batteri responsabili della produzione di sottoprodotti corrosivi). Tanti lavori di ricerca sono stati compiuti in materia, ad esempio per verificare se sia possibile una sostituzione con i raggi ultravioletti. Inoltre, sforzi sono stati compiuti per ridurre il numero di sostanze chimiche impiegate.

“Essenziale è essere trasparenti, evitare di nascondere le informazioni. Se ci riferiamo a riserve non convenzionali, dobbiamo dirlo in maniera chiara, senza nasconderci dietro le parole.”

Mohammed M. Amro, Professore e Direttore dell’Institute of Drilling Engineering and Fluid Mining, e Presidente di Reservoir Engineering, Production and Storage presso la Technical University Bergakademie di Friburgo in Germania.

Quale direzione deve prendere la ricerca, in materia di fratturazione? Pensa che le aziende e i governi stiano compiendo i giusti passi?
Buoni progressi possono essere compiuti nell’individuazione delle più appropriate metodologie di controllo: questa è di sicuro una delle aree da esaminare. Inoltre, dovremmo sviluppare metodi che ci permettano di gestire i problemi legati alle “acque di ritorno” (acque reflue provenienti dal pozzo). Allo stesso tempo, è importante approfondire le conoscenze sui cementi ad alta pressione e alta temperatura, utilizzati per creare quella sorta di cappotto di acciaio e cemento che protegge le acque di falda da eventuali contaminazioni. Infine, tutto il personale va formato sui temi della sicurezza connessi ai processi di fratturazione idraulica.

Sono sempre di più i report che si occupano di gas di scisto. Pensa che sia stia raggiungendo un consenso sul tema, o le opinioni continuano a rimanere divergenti?
Il problema, nel nostro settore, è che i diversi gruppi di persone, che provengono dal mondo della finanza, o da quello ambientalista, o che possiedono un background tecnico, non dialogano tra loro: ciascuno considera il tema dalla sua singola prospettiva. Al contrario, dovremmo tutti sederci intorno allo stesso tavolo e valutare insieme la questione, per costruire un dialogo fra le diverse parti.

Come è possibile far sì che la fratturazione idraulica riceva maggior consenso?
Essenziale è essere trasparenti, evitare di nascondere le informazioni. Se parliamo di riserve non convenzionali, dobbiamo dirlo in maniera chiara, senza nasconderci dietro le parole. Abbiamo  bisogno di un contesto normativo cui fare riferimento, che possa essere condiviso con il pubblico: per esempio, dovremmo confermare che non trivelleremo mai in aree sismiche e che prima di qualsiasi operazione di perforazione saranno effettuate tutte le necessarie valutazioni geologiche; che possediamo gli strumenti per controllare le perforazioni; che eviteremo qualsiasi contaminazione delle acque. Dovremmo spiegare alle persone quello ciò che facciamo, in maniera semplice e trasparente. I regolamenti da applicare dovrebbero essere oggetto di discussione con la società civile. Se anche un solo Paese non rispettasse queste regole, ecco, sarebbe un problema per tutti.

Il Professor Mohammed M. Amro è il Direttore dell’Institute of Drilling Engineering and Fluid Mining, e Presidente della Reservoir Engineering, Production and Storage presso la Technical University Bergakademie di Friburgo, in Germania. Dal 1999 al 2009 è stato docente del dipartimento di Ingegneria del Petrolio e dei gas naturali della King Saud University, a Riyadh. Prima di questo incarico, aveva lavorato presso l’Institute of Petroleum Engineering di Clausthal, Germania, e presso la Qatar Drilling Company in Qatar. Ha una laurea in Scienze, un Master of Science e un Dottorato in Ingegneria petrolifera della Technical University di Clausthal in Germania; è un membro del Solution Mining Research Institute, della Society of Petroleum Engineers e della German Society for Petroleum and Coal Science and Technology. È stato autore e coautore di oltre 60 studi scientifici. Attualmente insegna e svolge ricerca in materia di metodologie di recupero del petrolio, metodi di simulazione, serbatoi non convenzionali e stoccaggio sotterraneo.