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Bas Eickhout

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Creating Chemistry: La produzione europea di gas è in calo. Cosa si può fare, a suo parere, per garantire all’Europa l’energia di cui avrà bisogno in futuro?
Bas Eickhout:
Se osserviamo le cifre relative alla produzione dei carburanti fossili in Europa, non ci sono dubbi circa il declino in atto, che però non sta avvenendo in maniera così repentina: ovvero, non rimarremo senza gas a partire da domani. È altrettanto vero che dobbiamo iniziare a prepararci all’evenienza, creando delle alternative. I cambiamenti climatici sono un tema centrale, di cui va tenuto conto: personalmente, non vedo altre alternative se non preparare un mondo che non dipenda più dai combustibili fossili. Questo significa iniziare ad allontanarsi dal gas. Possiamo considerare il gas come una sorta di “periodo di transizione”, durante il quale abbiamo provato ad allontanarci dal carbone. Se però osserviamo di dati di alcuni studi già disponibili, notiamo che fra 30-40 anni l’Europa potrà essere totalmente indipendente dai combustibili fossili. Quindi, il modo migliore per garantire all’Europa l’energia di cui avrà bisogno in futuro, è investire in alternative non fossili e, dal mio punto di vista, questo significa energie rinnovabili.

Che ruolo può avere il gas nel garantire all’Europa l’energia di cui avrà bisogno anche in futuro?
Sappiamo che le fonti rinnovabili sono caratterizzate da una grande variabilità, in termini di disponibilità. Questa variabilità è superabile solo se colleghiamo le diverse risorse e se iniziamo ad investire anche nelle tecnologie di stoccaggio dell’energia. Tuttavia, fino a quando questo non succederà, la variabilità delle rinnovabili rimarrà un ostacolo. Il gas è, da questo punto di vista, il perfetto alleato, perché ancora più flessibile del carbone o del nucleare: per questo nei decenni a venire ne avremo ancora bisogno. Il punto centrale è capire quanto continuare a far crescere la sua disponibilità: questo dipenderà in larga misura da quanto investiremo in efficienza energetica. Se lo faremo, non avremo granché bisogno di aumentare la produzione di gas. Infine, le rinnovabili rappresentano la migliore opzione per diventare completamente autosufficienti in merito all’energia.

Il gas di scisto può rappresentare un’alternativa?
Non vedo perché dovrebbe. Se davvero ci indirizziamo verso le rinnovabili e l’efficienza, perché dovremmo intraprendere gli investimenti che richiede il gas di scisto? Non faccio parte della corrente di pensiero che sostiene che il gas di scisto sia una pessima scelta ma, da un punto di vista puramente politico, ci troveremmo in un vero vicolo cieco. Potremmo investire molto per provare a renderlo più sicuro o più ecologico; ma perché inseguire l’ultima goccia di gas disponibile, se esistono delle alternative? Percorrere la strada del gas di scisto significherebbe condannarci ad un futuro dipendente dalle risorse fossili. Se cominciamo con le perforazioni, dovremo continuare a perforare, per poter iniziare a vedere dei ritorni sugli investimenti: è come una profezia che si autoadempie.

Che tipo di normative ritiene siano necessarie, affinché la produzione di gas di scisto avvenga in totale sicurezza?
Innanzitutto, dobbiamo fare in modo che la sicurezza delle fonti idriche non sia messa in discussione. Secondo, è necessario regolamentare l’impiego di agenti chimici per questi scopi specifici. Infine, è necessario valutare il fenomeno delle perdite di metano incombusto, problema che solo oggi inizia ad essere affrontato negli Stati Uniti. È proprio la quantità di emissioni che determinerà in larga misura se la produzione di gas di scisto sia davvero più ecologica del carbone. E le possibilità di perdite più elevate, con il gas di scisto, sono grandi.

“Penso che, alla fine, tutti saranno concordi nel sostenere che la strada da perseguire sia quella dell’efficienza e delle rinnovabili. In questa strategia, il gas di scisto non sarà più necessario."

Bas Eickhout, Membro del Parlamento Europeo per GroenLinks, il Partito dei Verdi in Olanda.

Pensa che ci sia abbastanza dialogo fra le aziende energetiche, il mondo della scienza, le istituzioni e il pubblico in generale? In che modo potremmo stimolare ulteriormente questo confronto?
Penso che il problema maggiore, allo stato attuale, sia che il dibattito è troppo polarizzato fra chi pensa che ‘il gas di scisto sia la più dannosa soluzione’ e chi invece sostiene che ‘sia l’unica soluzione possibile’. Dobbiamo sicuramente investire di più, per avere a disposizione lavori di ricerca indipendenti. Tanti sono gli scienziati che vogliono approfondire il tema, solo per il bene della scienza: a loro dovremmo concedere più spazio.

Pensa che i Paesi UE potrebbero rimanere indietro, rispetto a Cina e gli Stati Uniti, relativamente allo sviluppo tecnologico ed economico, nel caso si decidesse di non intraprendere la strada del gas di scisto?
Guadagni apparentemente più facili all’inizio possono diventare guadagni molto difficili, sul lungo periodo. Sono sempre di più le persone che, negli Stati Uniti, iniziano a mettere in discussione il gas di scisto, e molte aziende che avevano investito in questa risorsa cominciano a osservare delle criticità. Intraprendere la strada del gas di scisto è la strategia di quelli che, come si dice da noi, risparmiano oggi, ma saranno costretti a spendere tantissimo in futuro. Qualunque cosa accada, da qui al 2020, le emissioni di carbonio saranno sempre di più costose. Questo significa che oggi il gas di scisto rappresenta un’alternativa a basso costo, ma fra 10 anni sarà molto peggio di quanto non avessimo mai pensato. In particolare, se vogliamo rispettare i target climatici, il gas di scisto dovrà essere abbinato all’estrazione e all’immagazzinamento del carbone, certamente una tra alternative più costose. La crescita più veloce in termini di energia in Europa è rappresentata dalle rinnovabili, circa il 5% ogni anno, negli ultimi 20 anni. Sempre di più le rinnovabili si stanno dimostrando un’alternativa seria: si pensi a cosa accade oggi in Germania. Abbiamo bisogno di un esempio affidabile che provenga da un gruppo di Paesi, magari proprio dell’Unione Europea, che faccia vedere al mondo che è possibile costruire un’economia fiorente senza carburanti fossili.

Quali sono le principali ragioni per cui, a suo parere, la gente non sostiene lo sviluppo del gas di scisto?
Le persone guardano alle diverse possibilità analizzandole una alla volta: c’è sempre un motivo per essere contrari a qualsiasi proposta. Questo ragionamento non vale solo per il gas di scisto: nessuno vorrebbe una torre eolica nel proprio giardino! Dobbiamo spiegare che non esiste un’alternativa facile; per questo ci serve una strategia di ampio respiro, che ci permetta di scegliere fra le opzioni più indicate, compatibili con la situazione nella quale siamo collocati. Penso che, alla fine, tutti saranno concordi nell’affermare che la strada da perseguire sia quella dell’efficienza e delle rinnovabili. In questa strategia, il gas di scisto non sarà più necessario.

Bas Eickhout è un membro del Parlamento Europeo per GroenLinks, il partito dei Verdi in Olanda. È anche membro della Commissione EU su Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare e un membro supplente della Commissione Trasporti e Turismo, e della Commissione per gli Affari Economici e Monetari. Eickhout ha conseguito un Master in Scienze Ambientali e Chimica presso la Radboud University, Nijmegen, nei Paesi Bassi. Ha lavorato come ricercatore presso la Netherlands Environmental Assessment Agency e ha partecipato ad una serie di progetti su temi ambientali a carattere internazionale, quali i cambiamenti climatici, l’agricoltura, l’impiego della terra e i biocarburanti. È stato coautore della Quarta Relazione di Valutazione del Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici, vincitore del Premio Nobel nel 2007.