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Pionieri della scienza – allora come oggi: il blu di metilene
Nel 1876, il chimico tedesco Heinrich Caro è il primo a sintetizzare il blu di metilene. Ma è lo scienziato di origini francesi Claude Wischik a intravedere le potenzialità della tintura sintetica come cura per l’Alzheimer.
Pionieri della scienza - allora: Heinrich Caro
Pionieri della scienza - oggi: Claude Wischik
Il blu di metilene: un colorante sintetico dalle tante virtù
Il blu di metilene rivelò le sue numerose virtù nel 1886 quando, durante i suoi esperimenti, il giovane dottore Paul Ehrlich notò un curioso fenomeno: il colorante da poco sintetizzato da BASF colorava di blu i neuroni vitali, e aveva lo stesso effetto anche sul plasmodio (il parassita responsabile della malaria) nel sangue umano. Ehrlich concluse che il colorante potesse essere usato per marcare in maniera selettiva il virus della malaria nel sangue dei pazienti. Alcuni anni dopo, testò con successo l’uso del blu di metilene come rimedio per la febbre malarica. Per la primissima volta, Ehrlich riuscì a curare una malattia infettiva usando una sostanza sintetica. Al tempo però la quinina si era già affermata come agente antimalarico, quindi la tintura venne messa da parte. Tutto rimase immutato fino a quando il virus della malaria non iniziò a diventare sempre più resistente ai farmaci in uso. Così, alcuni anni dopo, il Professor Olaf Müller dell’Università di Heidelberg iniziò a studiare in maniera più approfondita il colorante e scoprì che il blu di metilene aveva un effetto superiore a qualsiasi altro agente antimalarico grazie a tante sue proprietà: in effetti si tratta forse del farmaco più efficace di cui disponiamo per inibire la trasmissione dell’infezione. BASF è impegnata a finanziare un progetto proprio in questo ambito, presso l’Università di Heidelberg.